La recensione
Ho ascoltato su Audible la voce coinvolgente di Lucia Caponetto che narra la storia di Blondi, soprannome di Ramona, una bellissima ragazza bionda con gli occhi chiari, che vive con la madre single nel quartiere della Certosa, nella val del Polcevera, periferia di Genova, da dove si vede il Ponte Morandi e non il mare, una zona “dove crollano i sogni”.
Qui, Bruno Morchio ambienta le vicende di Blondi: una ripetizione di giorni sempre uguali a se stessi, grigi e inutili, in un quartiere dove nessuno si evolve e non vi sono prospettive. Blondi, però, ha un sogno e conta di realizzarlo di lì a due mesi, quando compirà i fatidici diciotto anni. Vuole fuggire da un destino che le sembra segnato, vuole andare in Costa Rica per rinascere là, dove c’è sempre il sole, si vive con poco e il futuro non è diventare come sua madre, con un lavoro sottopagato e faticoso come fare le pulizie in una casa di riposo e affogare la solitudine, ubriacandosi con del vino cattivo in cartone.
Per realizzarlo, Blondi è disposta a tutto. A tutto.
Frequenta gli amici del quartiere, per lo più perdigiorno e spacciatori, e passa buona parte della sua giornata con Cris, il suo ragazzo, un mezzo delinquentello tutto muscoli e droga, che non sa tenersi un lavoro, neanche quello che gli ha proposto lo zio Armando nella falegnameria di famiglia. Anche il padre di Cris non è messo bene: spende tutto lo stipendio nei video pocker e lo zio spesso paga i suoi debiti onde evitare che gli strozzini gli prendano anche la casa. L’unico che sta meglio degli altri sembra essere Alex perchè ha conseguito il diploma di ragioneria e ora lavora con il padre in uno studio in centro. Gli altri, dalla Ketty a Pablo, sono tutti un po’ sfigati e per niente ambiziosi, come se vivere in Val Polcevera significasse non poter avere sogni, non provare neanche a desiderare una vita migliore.
Il quartiere desolato fa da sfondo ad una vicenda che, a poco a poco, si colora di giallo e di tetro, quando al bar di Carmine, dove i giovani si radunano, giunge la notizia dell’omicidio dello zio di Cris, Armando.
Un noir ben intrecciato che mi ha conquistato fin dalle prime battute e che mi ha condotto fino all’ultima riga, grazie anche alla narrazione di Lucia Caponetto che presta la voce a Blondi, visto che il romanzo è raccontato in prima persona.
Si fa il tifo per lei, fino all’ultima parola, nonostante tutto e tutti, perchè quella caparbietà di provare a farcela, sebbene le annebbi la vista e le offuschi l’anima, sporcandola di pensieri atroci, esalta un’intelligenza finissima e una capacità di fingere degna dei più abili serial killer.
Dal furto innocente di una rivista patinata che riporta un articolo sulla Costa Rica, il lettore è accompagnato sui sentieri instabili della personalità di Blondi, dal suo desiderio di sganciarsi dall’asfalto, dalle panchine e dal bar di Carmine, fino a condurlo al punto più oscuro e nero della protagonista, quello le fa perdere ogni bussola di razionalità.
Blondi è un personaggio studiato e ben strutturato, come tutta la trama; è capace di architettare e muoversi nell’ombra. Il finale non così immediato da capire (forse perchè fino all’ultimo non si ha nessun sospetto) e quel ponte tagliato a metà, qual è il Morandi e la tragedia del suo crollo, sembra simboleggiare il confine tra la vita immagita, quella da raggiungere e dove, invece, i sogni crollano.
Con un linguaggio crudo, Bruno Morchio lascia che sia il quartiere a parlare e i giovani ad esprimersi con slang e parolacce, Dove crollano i sogni è un noir diabolico che piace anche a chi, come me, non è avvezza al genere.
Il romanzo è stato finalista al Premio Scerbanenco nel 2020, concorso importantissimo che ha visto Bruno Morchio vincitore nel 2023 con il romanzo La fine è ignota, sempre Nero Rizzoli, in cui narra le vicende dell’investigatore privato genovese Mariolino Migliaccio, detective senza licenza che riceve i clienti in un bar della città vecchia e vive in una lurida pensione in vico degli Stoppier a Genova.