
“Il silenzio grande” dal testo teatrale di De Giovanni al film di Alessandro Gassman.
La CINERECENSIONE
Quando un testo affonda le sue radici direttamente nell’arte visiva, si compie, a mio avviso, un piccolo prodigio, una completezza divina: si è disegnato un cerchio perfetto.
Per molto tempo si è discusso sull’importanza delle parole rispetto alle immagini e le motivazioni di una fazione o dell’altra sono ugualmente valide. La potenza dell’immagine contrapposta alla suggestione e al potere delle parole che le immagini invece le evocano.
Esempi mirabili sia da una parte che dall’altra.
Grandi narratori, scrittori e poeti da un lato, fotografi, cineasti e drammaturghi dall’altra.
Ma cosa succede se un abile narratore che è anche un ottimo scrittore decide di cimentarsi in un romanzo teatrale e di adattarlo poi al cinema? Accade che quelle parole scritte sono state già direttamente pensate per la loro trasposizione visiva.
Una sceneggiatura, certo, o un copione, ma gli sceneggiatori lavorano in una sola direzione, gli scrittori in un’altra, i registi in un’altra ancora. Diverso è il caso, ed è questo, se tutto nasce alla fonte, dalla penna di uno scrittore in previsione di un testo visivo.
“Il silenzio grande” di Maurizio de Giovanni è un perfetto e godibile esempio del miracolo della scrittura abbinato all’immagine.

Solcando una tradizione inaugurata e mai superata con Pirandello, De Giovanni crea un’opera teatrale che si trasforma poi in un film mantenendo però intatto il suo stampo teatrale. Merito forse del regista Alessandro Gasmann che del teatro ha ereditato per osmosi paterna tempi, costruzione e atmosfera.
Sia come sia, ma questo film teatrale, originato da un romanzo a sua volta teatrale, è una piccola chicca.
Tutto girato in un’unica casa e una stanza in particolare (con echi di Scola con la sua “La famiglia”) narra le vicende, guarda un po’, di un famoso scrittore, Valerio Primic, assurto alla fama con una serie di testi che ne hanno fatto un riferimento culturale.
La stupenda fotografia, le luci soffuse ma chiare, i dialoghi netti e precisi, tempi e ritmi da accademia, riescono a proiettare lo spettatore e a farlo rimanere incollato alle vicende della famiglia Primic e più spesso ai loro silenzi.
Sono infatti questi i temi portanti della storia che De Giovanni ci narra e gli attori interpretano magistralmente (mai uno fuori posto), e cioè che una famiglia vive di equilibri precari, sempre alle prese con dei rancori, con delle decisioni sbagliate, con regole da rispettare, e che i silenzi sono come i compromessi: necessari ma svilenti, con la tendenza a far perdere di significato la realtà stessa di un nucleo e, cosa ben più importante, gli affetti. Tanti silenzi che diventano un unico grande silenzio.
La scarsa comunicazione, il rinchiudersi in una stanza per sfogare le proprie frustrazioni, nella scrittura o magari nell’alcol, oppure in progetti strampalati, rendono il distacco ogni giorno più evidente, netto, forse senza ritorno.
Sullo sfondo di una villa con vista su Capri, casa che è forse l’unico legame che ancora tiene unita la famiglia, si muovono come elementi di un’orchestra i personaggi tutti perfettamente bilanciati, su cui spicca la saggezza e la coscienza di Bettina, una stupenda interpretazione di Marina Confalone che, non a caso, si è formata alla scuola di Eduardo.
C’è tanto teatro in questo film, c’è tanta scrittura, c’è molta abilità recitativa, c’è tanta sapienza nel mescolare le varie arti ottenendo un risultato così godibile da restarne affascinati.
Il film ha dei ritmi esclusivamente teatrali, imperniati sui dialoghi e non sulle azioni, la staticità delle scene è un fulcro della narrazione, ma fate attenzione ai piccoli particolari, ad esempio alla radio, ai libri, alle voci.
La stanza dello scrittore Primic è giustamente piena zeppa di libri, forse è per questo che la storia mi ha tanto affascinato, perché se dovessi scegliere anche io dove passare la vita, allora una stanza piena di libri mentre scrivo e circondato dai miei affetti familiari sarebbe una scelta naturale.
Il colpo di scena finale è da narratore consumato andando a completare quel cerchio perfetto composto da scrittura, immagini e dialoghi.
Un film pensato per il teatro ma soprattutto creato per affascinare chi ama i libri e la scrittura, in primis gli autori stessi che si fondono nella storia in un amalgama perfetto. Scrittori, autori, registi, sceneggiatori per una volta intercambiabili.
Un film da vedere “Il silenzio grande” e su cui riflettere. In silenzio vorrei aggiungere.
Gabriele Giuliani per Connesse.it
IL SILENZIO GRANDE dal testo teatrale di Maurizio De Giovanni.
Regia di Alessandro Gassmann. Un film del 2021 con Massimiliano Gallo, Margherita Buy, Marina Confalone, Antonia Fotaras, Emanuele Linfatti. Vision Distribution.
Il film è ancora disponibile su RAI PLAY CLICCANDO QUI