La recensione
“Non esiste un grado di bene. Fa più bene chi porge un bicchiere d’acqua a un assetato o chi dona venti milioni di euro a Pontarno? Come si fa a rispondere a questa domanda? Chi è più Santo? San Francesco o Santa Caterina? a chi vuoi più bene, a mamma o a papa? Capite… l’amore non si misura. Sarebbe come misurare Dio…”
Ironico, dissacrante, tremendamente vero.
Questi tre aggettivi descrivono pienamente il romanzo di Saverio Bargagna, Il più buono del paese, edito Astarte Edizioni.
Vi siete mai chiesti cosa potrebbe accadere se un giorno in un piccolo paese arrivasse una persona benestante, molto ricca e generosa e questa persona mettesse in palio tanti soldi? Un vero e proprio tesoretto.
A chi assegnarli?
La risposta provocatoria del ricco benestante: “Al più buono del paese.”
Cui fa da contraltare la successiva e ovvia domanda dell’amico del ricco benestante: “Come stabilire chi è il più buono del paese?”
Saverio Bargagna inscena una gara tra esseri umani con l’obiettivo di accaparrarsi il malloppo.
L’autore di “Il più buono del paese” dipinge con tratti ironici, ma assolutamente veri, la realtà che si viene a creare nel piccolo paese della campagna toscana, Pontarno, luogo di fantasia, dal momento in cui viene lanciato il concorso. La storia non si limita a tratteggiare la lotta per ottenere il primo posto nel concorso, ma descrive in particolare la sovrastruttura amministrativa che è necessario creare per gestire il concorso e che finisce per essere uno specchio della macchina pubblica e della complessità burocratica che affligge la nostra quotidianità.
A corredo di questa storia, che è un affresco realistico del mondo moderno, ma in chiave ironica, ci sono numerosi personaggi che sono privi di una descrizione. Ciò che consente di raffigurarli sono i lori nomi e i loro cognomi, che sono parlanti e che meritano di essere conosciuti, perché strappano risate e una buona dose di allegria.
Una lettura da compiere nelle giornate grigie e nei periodi bui. Garantisce il buonumore.
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