Oggi ricordiamo Italo Svevo, al secolo Aron Hector Schmitz.
Nato a Trieste, 19 dicembre 1861 e morto a Motta di Livenza proprio il 13 settembre 1928.
Gli studenti e le studentesse italiane lo conoscono bene, soprattutto per quel suo brano sul fumo (la famosa ultima sigaretta) tratto da La coscienza di Zeno.
Mi colse un’inquietudine enorme. Pensai: “Giacché mi fa male non fumerò mai piú, ma prima voglio farlo per l’ultima volta”. Accesi una sigaretta e mi sentii subito liberato dall’inquietudine (…)
Finii tutta la sigaretta con l’accuratezza con cui si compie un voto. E, sempre soffrendo orribilmente, ne fumai molte altre durante la malattia. Mio padre andava e veniva col suo sigaro in bocca dicendomi:
“Bravo! Ancora qualche giorno di astensione dal fumo e sei guarito!”
Bastava questa frase per farmi desiderare ch’egli se ne andasse presto, presto, per permettermi di correre alla mia sigaretta.
(Da La coscienza di Zeno)
Eppure in vita non fu immediatamente noto e soprattutto non si dedicò subito alla scrittura. Lavorò in banca e nella ditta del suocero e mentre era impiegato all’istituto di credito, iniziò a scrivere i suoi primi racconti.
Nel 1892 scrisse “Una vita”, il suo primo romanzo e nel 1898 “Senilità”.
Lo studio delle opere di Sigmund Freud, degli scrittori realisti francesi, della filosofia di Schopenhauer, ma soprattuto il suo incontro con James Joyce nel 1905 lo portano a scrivere la sua opera più nota, “La coscienza di Zeno”.
E’ il romanzo che tutti noi studiamo a scuola e che spesso citiamo anche all’esame di maturità, perchè lo colleghiamo con la psicanalisi e con il fascismo, a cui Svevo non aderisce, ma non prende neanche palesemente le distanze, sebbene sia di origine ebraica.
Con lo scrittore irlandese Joyce, Svevo instaura una lunga e duratura amicizia. Deve, però, a Eugenio Montale che lo legge e lo apprezza, la diffusione delle sue opere in Italia e in Europa.
La Coscienza di Zeno viene pubblica nel 1923. Svevo racconta dell’uomo contemporaneo, un anti eroe, inetto, imperfetto e in preda alle continue interiorizzazioni di ciò che accade, comandate dai moti della coscienza. Ironia e ossessione si mescolano con equilibrio, per raccontare l’inquietudine e incapacità di vivere a pieno e con equilibrio la vita.
Chissà se l’amo? È un dubbio che m’accompagnò per tutta la vita e oggidì posso pensare che l’amore accompagnato da tanto dubbio sia il vero amore.” (Da La Coscienza di Zeno)
Il 13 settembre 1923 muore in seguito ad un incidente stradale. Rompe il femore, ma ha un attacco respiratorio durante il trasporto in ospedale e una crisi cardiaca il giorno successivo. Alla figlia in lacrime al suo capezzale, disse le ultime parole: “Non piangere Letizia, non è niente morire!”
Nell’agosto 2022 gli è stato dedicato l’asteroide, “28193 Italosvevo“.
Lo sapevate?