La Recensione
“Mio padre ha voluto uccidere mia madre una domenica di giugno, nel primo pomeriggio.”
Con questa affermazione potente e spiazzante prende avvio la storia narrata in ‘La vergogna’ di Annie Ernaux. Inizia un viaggio all’indietro nel tempo verso l’infanzia e verso l’anno in cui il fatto, cui quelle parole si riferiscono, è accaduto.
In questo libro, Annie Ernaux rievoca un episodio della sua vita che costituisce uno spartiacque tra la sua innocenza di bambina in un mondo integro e intatto e la presa di coscienza di un sentimento, la vergogna, che quel mondo lo ha messo totalmente in discussione.
Era il 1952. Era estate. Era domenica. Accade un episodio violento. Va in scena uno scatto d’ira degenerato in violenza familiare sotto gli occhi impauriti di una bambina di dodici anni. Neppure le parole rassicuranti della madre, “Non è successo niente“, serviranno a cancellare quel momento. Anzi, quella scena prenderà la forma di una cicatrice viva che Annie si porterà dietro anche in età adulta.
In La vergogna di Annie Ernaux, con la consueta lucidità disarmante e con un chirurgico distacco, armi affascinanti della penna dell’autrice, il lettore è portato a conoscere la vita da bambina di Ernaux. Pagina dopo pagina viene dipinto un affresco che è uno specchio della società di allora.
Annie Ernaux usa l’espediente fotografico per ricostruire il periodo e far conoscere la sua vita. Attraverso questi ritratti emerge un’immagine di Annie Ernaux goffa, con gli occhiali e la permanente. La sua descrizione non si limita alle sue connotazioni fisiche, ma viene arricchita con frammenti di vita e con le sue abitudini e scelte di vita. Come le riviste che leggeva o la scuola cattolica che frequentava.
Il quadro che si forma pagina dopo pagina è di un mondo chiuso e fortemente provinciale.
La famiglia di Annie Ernaux è costituita dai genitori, ex operai, e da lei. Vivono per la loro attività di bottega e si concedono una pausa giusto la domenica. La loro attività li espone al pubblico e li obbliga, questo emerge soprattutto attraverso il personaggio della madre, a osservare delle regole di comportamento ferree: si sorride a tutti e si saluta, non si parla male di nessuno e non si parla di se stessi. Ma neppure si discute davanti ai clienti. “Altrimenti cosa penseranno di noi”: questa è la frase ricorrente pronunciata dalla madre e che rimanda a un forte perbenismo che vigeva in quegli anni.
In un paese dove tutti si conoscono e sanno tutto di tutti, si deve mantenere una facciata di contegno purché solo apparente. In La vergogna di Annie Ernaux, l’autrice elenca tutte le raccomandazioni che la madre le propinava e ricorda come l’educazione fosse esercitata verso l’esterno, ma non fosse poi praticata all’interno della sua famiglia.
Un romanzo che rappresenta una lunga digressione che parte dal suo contesto familiare e si allarga alla società in cui è vissuta. Un resoconto anche e soprattutto dei sentimenti contrastanti e delle incertezze vissute nel perioso di passaggio dall’infanzia all’età adulta.
“Ho sempre avuto voglia di scrivere libri di cui poi mi fosse impossibile parlare, libri che rendessero insostenibile lo sguardo degli altri. Ma quale vergogna potrebbe arrecarmi la scrittura di un libro, che sia all’altezza di quella che ho provato a dodici anni?“
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