
Narine Abgarjan è una delle scrittrici armene contemporanee più apprezzate a livello internazionale. Con una prosa limpida e ricca di umanità, ha saputo raccontare le storie di un popolo segnato dalla guerra, dalle migrazioni e dalla memoria, con uno sguardo capace di fondere realismo e poesia. Le sue opere – spesso ambientate in villaggi remoti o in famiglie armene in diaspora – parlano di infanzia, lutto, resistenza e speranza, sempre con una profonda attenzione alla lingua e al cuore umano.
Narine Abgarjan è nata nel 1971 a Berd, una piccola cittadina nel nord dell’Armenia, allora parte dell’Unione Sovietica. Di origine armena, ha vissuto l’infanzia e l’adolescenza nel periodo turbolento che ha preceduto e seguito il crollo dell’URSS, esperienza che ha influenzato il suo immaginario letterario.
Negli anni ’90 si trasferisce a Mosca, dove lavora come libraia e si dedica alla scrittura. Ha esordito nel mondo letterario con racconti autobiografici pubblicati sul web, che hanno rapidamente conquistato una vasta popolarità grazie alla loro immediatezza e profondità emotiva. Oggi vive e lavora in Russia, scrivendo in lingua russa, ma mantenendo forte il legame con la cultura armena.
Le sue più importanti opere:
“Maniunia” (2005)
Il suo esordio letterario è un romanzo semi-autobiografico che racconta le avventure infantili di due ragazzine, ambientate nella provincia armena degli anni ’80. Lo stile ironico e affettuoso, capace di cogliere le piccole e grandi contraddizioni della vita sovietica, ha portato Narine Abgarjan al successo. Il libro ha dato inizio a una serie di romanzi per ragazzi molto amati.
“La casa dei sogni” (2010, titolo originale “С неба упали три яблока”, “Dal cielo caddero tre mele”)
È l’opera che l’ha consacrata a livello internazionale. Ambientato in un villaggio montano isolato e in decadenza, il romanzo intreccia vite di personaggi anziani, memorie di guerra, superstizioni e leggende popolari. Il titolo è una citazione da una formula epica armena, e il romanzo – con il suo tono fiabesco e malinconico – è una celebrazione della resilienza umana. È stato tradotto in numerose lingue, tra cui l’italiano.
“Zulali” (2013)
In questo romanzo breve, Narine Abgarjan racconta la storia di una giovane disabile mentale in un villaggio armeno. Il libro è un piccolo gioiello sulla diversità, sull’infanzia e sulla solitudine.
“Simon” (2022)
Uno dei suoi ultimi romanzi, che esplora le conseguenze della guerra, la perdita e il trauma intergenerazionale, sempre attraverso uno sguardo poetico e compassionevole. La scrittura di Narine Abgarjan in questo libro si fa ancora più meditativa, riflettendo sulla possibilità di guarigione attraverso la narrazione.
Narine Abgarjan è stata inserita nella lista delle 100 donne più influenti del mondo dalla BBC nel 2016. I suoi libri hanno vinto numerosi premi in Russia e all’estero, consolidando la sua posizione come una delle voci più importanti della letteratura post-sovietica.