
La cinerecensione
In attesa delle nostri NOTTI MAGICHE, con l’estate alle porte, anche questo primo lunedì del mese, Gabriele Giuliani ci regala una riflessione su un film, con una frase importante tratta dalla pellicola di Paolo Verzì e dato che questo lunedì cade il 2 giugno, una data particolamente significativa, la riflessione è assolutamente pertinente:
QUANDO ERAVAMO FELICI E NON LO SAPEVAMO.
Roma è deserta.
Qualche sparuta luce dei fari di un’auto, un motorino modificato che lascia una scia azzurra e rumorosa, poi il silenzio. Irreale quasi. Eppure c’è vita e fermento, l’aria è pervasa da un’elettricità contagiosa; si respira, si percepisce, è nei volti delle persone, negli sguardi complici che si rivolgono.
Non è ancora buio, ci sono le tenue luci di un’estate romana appena iniziata, eppure… tutto è quieto, fermo, immobile. In attesa.
Nelle successive due ore tutti saranno rintanati a casa, oppure riuniti nelle piazze con i maxi schermi, o nei bar, nei ristoranti. Dalle finestre aperte si sentirà il vociare, poi cantare, sì si canterà il nostro inno nazionale e di seguito le note della canzone di Gianna Nannini ed Eduardo Bennato, e poi ci saranno grida, esultanze a squarciagola, abbracci, infine, gesti di disperazione. Bruno Pizzul continuerà a dire “Baggio, Baggio e poi Schillaci… Goallll”!
Erano, sono state e non lo saranno mai più le “notti magiche” di Italia 90.
Chi non ha vissuto quei giorni, e intendo viverli nella maturità e consapevolezza, e non da bambini, ha perso una grande emozione, difficilmente ripetibile. Non è questione di calcio o nazionalismo, era qualcosa di differente che oggi, con una società totalmente cambiata, con i suoi ritmi diversi, non sarebbe più possibile.
Il sottotesto giusto da usare è: “quando eravamo felici e non lo sapevamo.”
È questo il motivo per cui ho scelto questo film di Virzì per la rubrica mensile.
Una pellicola che parla dei mondiali di Italia 90. Di quella Italia allegra e inconsapevole, dove tutto sembrava possibile, sì l’inflazione galoppava ma prendere un mutuo era cosa semplice, le macchine a rate non erano certo un problema e l’avvenire ci sembrava facile e roseo. Sì, eravamo felici, ma non lo sapevamo. Oggi sappiamo che, almeno in quella misura, non lo saremo più.

Il merito maggiore del regista è stato quello di trasporre su pellicola uno spirito nazionale e di unità che non rivedremo facilmente, probabilmente mai. La storia narrata è carina, i personaggi ben caratterizzati, il colpo di scena è mirabile. Eppure, non è il punto di forza del film.
Sono i mondiali il punto focale da cui tutto nasce e tutto muore, finisce per sempre quella sera del 3 luglio 1990 a Napoli, in semifinale contro l’argentina di Maradona.
Tre ragazzi con i loro sogni sbarcano a Roma perché finalisti del premio “Solinas” con una loro sceneggiatura. Diversi, diversissimi tra loro, ma con un sogno comune. Si uniscono, girano per Roma, diventano amici-nemici mentre un evento tragico li vede coinvolti. Una morte strana, quella di un produttore da loro incontrato poco prima.
Verranno portati in caserma e lì si ricostruiranno i loro movimenti e verrà narrata la loro storia.
Una storia collettiva per narrare una storia individuale.
Ma poco importa, anche se interessante, anche se con un bel colpo di scena, l’occasione diventa quella di una passeggiata nel cinema e i suoi lati più oscuri fatti di ristoranti con i “soliti noti”, con gli agganci giusti, con produttori loschi e agenti compiacenti, con un parlarsi addosso che di bello, elevato e culturale ha ben poco. Ma è questa la seconda visione di Paolo Virzì, un excursus nel mondo del cinema di allora, forse una delle ultime degne di nota.
Gli echi felliniani voluti dal regista sanno tanti di commiato per una stagione, anch’essa, ormai tramontata.
La pellicola termina con il salto temporale che ci porta ai giorni nostri.
I tre ragazzi sono persone mature, chi affermato, chi è tornato alle origini (quelle toscane marittime care al regista), chi non c’è più, chi se n’è andato troppo presto lasciando il testimone a una figlia.
È un salto ma anche uno schiaffo allo spettatore perché di quegli anni, di quelle ingenuità e speranze, non è rimasto nulla. Il paese travolto da tangentopoli, da una classe politica sempre più inetta e ignorante, dai tracolli finanziari internazionali, da una società che non è nemmeno lontana parente di quella più semplice e tranquilla, con ritmi ancora umani degli anni Novanta.
Gli anni della “Milano da bere”, degli Yuppies, gli anni in cui i finalisti al premio Solinas erano copioni come “Marrakeck Express” che divenne il film cult di Salvatores.
Il cinema è cambiato, l’Italia è cambiata, quegli anni sono andati via veloci portando con sé sogni, speranze e illusioni.
Restano i ricordi, netti, vividi, di una stagione promettente che si è chiusa come un’estate che sembrava appena iniziata e chi ci ha lasciato come un’amante volubile, con in dote una dose di malinconia da portare sempre con noi.
Gabriele Giuliani per Connesse.it
Titolo: Notti magiche Anno: 2018 Paese: Italia
Regista: Paolo Virzì Genere: commedia/giallo
Interpreti: Mauro Lamantia, Giovanni Toscano, Irene Vetere, Roberto Herlitzka, Marina Rocco, Ornella Muti
Il film è disponibile su Rai Play cliccando qui